A lezione da Donato Begotti - Chitarre - Febbraio 2006

Intervista di Luca Sghirinzetti

Chi lo conosce personalmente sa quanto Donato Begotti riversi, nel suo lavoro, valori forti che stanno alla base, oltre che della sua concezione professionale, del suo modo di vivere. E che ritroviamo in Private Lesson. Ne parliamo con l'autore, il cui entusiasmo per la nuova 'creatura' è come sempre, contagioso.


Finalmente pubblicato! Ce ne parli?
Ho voluto realizzare un metodo che andasse 'dritto al dunque'! Nell'ambito professionale, un chitarrista è valutato, fondamentalmente per come accompagna e per come fa gli assoli. E il libro è impostato, per l'appunto, su due materie: la ritmica e il solismo.
Con Private Lesson ho risposto alle richieste di lezioni private da parte di chitarristi che suonano da circa due anni, e che mirano ad un livello sufficiente per iniziare a lavorare.

Come è strutturato il libro?
Da quindici lezioni progressive, ognuna della quali richiede circa un mese/15 giorni di studio. Con questo metodo si raggiunge un livello che, in una scala da zero a cento, si colloca da venti a ottanta.
La realizzazione è durata circa quattro anni, e, sorprendentemente, il maggior impegno in termini di tempo è stato nel dargli la forza comunicativa: la revisione delle bozze e il tentativo di essere il più sintetico possibile hanno richiesto circa otto mesi!
Nel corso di questi anni, ho avuto modo di vedere, per fortuna, che la risposta dei 'collaudatori' - i miei allievi - è stata oltre che utile, di grande entusiasmo!

Come mai ci sono contributi 'esterni'?
Quando non so fare bene una cosa, preferisco affidarmi a chi è più bravo di me. E poiché ricevo molte richieste di lezioni sui midi, mi sono avvalso della collaborazione di due eminenti 'modaiolo', e cioè Michele Quaini per il modo dorico e Tony De Grufola, per quello misolidio. Ho dato loro 'carta bianca', risultato: chi ha testato le loro lezioncine è entusiasta!

Veniamo a te. Su quali aspetti stai lavorando attualmente?
Ne sto approfondendo due: l'improvvisazione e la tecnica. Per migliorare la prima studio su basi stilisticamente differenti, una di seguito all'altra (country, metal, ambience...), ogni genere musicale privilegia i suoi intervalli, divisioni ritmiche. La sfida è improvvisare in maniera attinente, con tre obiettivi: cercare una melodia cantabile e semplice, avverseranno nelle mani, e esprimere dei concetti cambiando le scale. E poi cerco quello che nel libro chiamo 'il coniglio bianco dal cilindro', cioè qualcosa con cui 'uscire di scena lasciando il segno'. La tecnica invece... quella sono i miei allievi a chiedermela!

E' vero che all'interno della tua carriera l'insegnamento è l'aspetto che hai privilegiato maggiormente?
Non è esatto. E' ciò che salta maggiormente all'occhio, perchè è l'ambito in cui ho ottenuto i risultati più visibili. In dodici anni ho insegnato a più di mille chitarristi. Alcuni di loro sono in Mediaset, nella discografia italiana, cover band, solisti ecc. Ma sono 'orgoglione' anche nell'ambito delle cover band con un minimo di dieci date al mese fino a venti in concerti seguito dai 300 ai 7000 spettatori e a giugno dovrei festeggiare le 2500 date! Essere in questo circuito è un impegno continuo e grande fortuna.
Ultimamente mi sono dedicato all'amplificazione -  con il Brutus Live - e alla didattica sui libri... Sai qual è il mio vero lavoro? Essere uno studente di chitarra rock!

E' possibile imparare ad insegnare?
Assolutamente sì. E' fondamentale, però, che sia una propensione naturale: sconsiglio di farlo se non è la propria missione, o se lo si fa solo 'per arrotondare'! Voglio anche dire chiaramente che rispetto chiunque lo faccia per necessità; è assolutamente normale affrontare le difficoltà della vita. Ma l'insegnamento inteso nel senso più nobile, è una missione, è un piacere che provi nel dare qualcosa di tuo. La mia regola principale, che adotto anche nel libro, è ripartire l'insegnamento su tre valori: un 70% di divertimento, un 20% di disciplina, perchè serve ad affrontare aspetti fondamentali altrimenti non raggiungibili, e un 10% di pazzia. Ci vuole anche un po' di inconsapevolezza nel momento in cui si sceglie un lavoro nella musica.

Parliamo del tuo sito: è vero, come hai detto una volta, cehe è un modo con cui tu ti regali?
E' verissimo. E' nato per due scopi, fondamentalmente e di pari importanza: contribuire a promuovere me stesso. Verso i trent'anni ho deciso che avrei voluto mettere a disposizione gratuitamente qualcosa di mio, un omaggio di quello che so fare, e cioè il chitarrista  l'insegnante. Può sembrare strano ma, per me, contribuire è un modo di fare del bene a me stesso.
E non è, chiaramente, una forma di beneficenza: è innegabile che un sito ben fatto sia una promozione molto forte, che consiglio a tutti.

Quanto tempo dedichi al tuo sito?

Più di un'ora al giorno. Sai, quando raggiungo un obiettivo, mi 'rompo' in fretta e subito voglio conquistarne un'altro. E una novità arriverà proprio nel sito: voglio realizzare una sezione didattica on line, migliorare il forum (di cui vado già 'orgogliose' con i suoi 1700 utenti!) e perfezionare la qualità delle informazioni, cose per cui sto già contattando persone e investendo del tempo.